ITALIA SOVRANA: Commissione sanitaria 1° COMUNICATO
Sono tasselli molto importanti sui quali i mezzi di informazione tacciono per dar risonanza ad altre notizie, come ad esempio le diete chetogeniche o le 8-16.
Del resto, un’informazione completa su questa pandemia che ha sconvolto la vita e il tessuto sociale ed economico di innumerevoli persone non c’è mai stata.
Abbiamo avuto virostar televisive che hanno terrorizzato nel vero senso della parola quanti pendevano dalle loro labbra, affermando che dopo miliardi di anni era comparso un virus incredibilmente cattivo e non neutralizzabile da nulla che non fosse un vaccino a RNA messaggero.
La realtà è che i virus sono presenti sulla terra da molto prima degli esseri viventi, corona virus compresi, e noi stessi siamo costituiti da miliardi di virus e batteri.
Il nostro genoma contiene sequenze che i virus, nel corso del tempo, ci hanno trasmesso, per cui possiamo affermare che non ci sarebbe vita senza la loro presenza.
Abbiamo poi visto come fosse fuorviante il dogma che tali vaccini riuscissero ad evitare l’infezione e a rendere meno severa la malattia.
I tanti non vaccinati ne sono testimonianza.
Ma il fronte che ha gestito e approvato in maniera totalmente dissennata questa emergenza è tutt’ora compatto e molto agguerrito.
Fare autocritica e riconoscere i propri errori presuppone una autovalutazione costruttiva, l’unica che può dare consapevolezza per migliorare ed evitare di ripetere gli stessi errori in futuro.
Proprio questa è una delle cose che è mancata, e continua a mancare, a questa classe dirigente e a quella scientifica.
Classi che hanno sempre evitato di confrontarsi con teorie diverse dalle loro, che hanno sempre negato davanti ad ogni evidenza che esistessero terapie adeguate ed efficaci, e che oggi vogliono sottrarsi tenacemente ad una Commissione che ne valuti l’operato.
A pandemia ufficialmente conclusa ci troviamo a doverne gestire gli strascichi, causati proprio da quei mezzi farmacologici che sono stati usati per contrastarla: le reazioni avverse.
Problema di non facile soluzione perché si è comandato di far produrre alle nostre cellule, proprio quelle proteine, le Spike virali, che le danneggiano.
O per lo meno che sono insieme ad altre concause, tra le principali responsabili dei danni. Innumerevoli sono ormai gli studi che lo dimostrano.
Da questo ne consegue che il primo quesito riguarda il tempo in cui le Spike virali naturali, che incontriamo in caso di contagio ed eventualmente di infezione, e quelle vaccinali, indotte appunto dalla vaccinazione, permangono nel nostro organismo prima di essere denaturate.
Sapere questo è molto importante perché se le Spike perdurassero per molti mesi e non per 5-9 giorni come dichiarato dai produttori, la loro azione si protrarrebbe pericolosamente nel tempo, disregolando il nostro sistema immunitario.
La conseguenza è andare incontro a patologie autoimmuni e danneggiare innumerevoli organi come cuore, fegato, reni, apparato riproduttivo e sistema nervoso centrale e periferico.
Fortunatamente si è visto che le Spike in caso di immunizzazione naturale non si ritrovano più in circolo dopo qualche giorno, ma sfortunatamente quelle vaccinali sono presenti anche dopo mesi e mesi. Uno degli esami per riconoscerle è la spettrometria di massa, che consiste nello ionizzare la sostanza da analizzare.
Ma perché questa differenza di permanenza? Un bel rompicapo alla cui soluzione ha contribuito l’ottima ricerca ancora in corso del bio-immunologo Professor Mauro Mantovani, che ha scoperto come questa sia causata da una minima variabile creata ad arte dai produttori.
Si tratta della sostituzione in un punto strategico delle Spike vaccinali di due aminoacidi (le proteine e quindi anche le Spike sono catene polipeptidiche di aminoacidi) con due imminoacidi, ovvero con l’immissione di una doppia Prolina in grado di formare una cerniera all’interno di una catena polipeptidica.
Le Spike vaccinali non sono glicoproteine come lo sono invece quelle naturali e quindi hanno bisogno di essere stabilizzate.
Ecco il motivo dell’inserimento delle Proline, aminoacidi non essenziali meglio definiti come imminoacidi, che in natura svolgono un ruolo essenziale nella formazione e mantenimento del collagene, ragione per cui vengono inserite nelle cosiddette creme idratanti e anti età.
Questo conferisce alle Spike maggior stabilità e spiega la loro maggior durata nel tempo.
Ma questa strategia operata per indurre una risposta immunitaria più inclusiva si sta rivelando controproducente per tutta una serie di motivi.
Ricordo che gli anticorpi non sono gendarmi che devono sempre e comunque intervenire in ogni circostanza, bensì valutare se e quando convenga farlo per non danneggiare organi indispensabili alla nostra sopravvivenza. Quando ciò non avviene le malattie autoimmuni sono la conseguenza.
Pensiamo alla gravidanza, situazione in cui deve crearsi un equilibrio tra ciò che potrebbe essere considerato un corpo estraneo (l’embrione) e gli anticorpi materni che potrebbero considerarlo tale se questo equilibrio venisse meno.
E infatti in donne gravide vaccinate si sono riscontrati aborti spontanei proprio perché le Spike vaccinali hanno rotto questo equilibrio.
Tutto questo per dire che sono stati immessi in commercio e imposti preparati farmaceutici di cui si sapeva ben poco, per non dire quasi nulla.
Tale procedura, autorizzata colpevolmente dalle varie agenzie del farmaco come l’AIFA, hanno validato questi preparati con un iter incredibilmente breve.
La prassi canonica di dieci e più anni, sempre rispettata, è stata qui stravolta con la scusa che non c’erano cure alternative, procedura che viene seguita solo per le cure compassionevoli.
Fortunatamente la medicina non è solo quella dei medici propugnatori della Tachipirina e vigile attesa ma anche quella dei ricercatori seri ed estremamente preparati come il professor Mantovani, Turri, Bolgan e altri, che dovranno indicarci e già lo stanno facendo, le cure più efficaci per neutralizzare queste proteine Spike.
Commissione Sanitaria
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