Il piano vaccinale del governo Meloni

L’Italia ha presentato il nuovo Piano nazionale di prevenzione vaccinale, sulla scia delle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità. Ecco che cosa prevede e come si colloca nel più ampio contesto transnazionale.

IL PIANO VACCINALE DELL’OMS

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) aveva pubblicato la sua “Agenda sull’immunizzazione 2030” a seguito della sua 73esima assemblea mondiale tenutasi a Ginevra nel novembre 2020. Il documento faceva il punto sui dati relativi alla copertura vaccinale fino al 2020 e dava una previsione per la decade seguente. Riconosceva che un numero consistente di persone aveva seguito il calendario vaccinale, notando però che tantissimi non avevano avuto accesso a vaccini cosiddetti salva vita, messi a disposizione dall’Oms.

In ciò, secondo l’Oms un ruolo fondamentale spetterebbe alle informazioni errate e devianti condivise sui social dai pericolosissimi no-vax. Sempre secondo l’organizzazione, il cambiamento climatico predisporrebbe a nuove pandemie, le instabilità politiche ad un continuo flusso migratorio internazionale, quindi al contatto tra Paesi diversi e distanti tra loro. E poi c’è lo sdoganatissimo, benché falso, “un invito a non vaccinarsi è un invito a morire.”

In base a ciò, l’Oms si è data nuovi e più ampi obiettivi da raggiungere entro il 2030. Nel documento del 2020 si evidenziano principalmente sette punti: vaccinazione per tutti intesa come programma transnazionale mondiale; necessità che i singoli Stati collaborino a ciò; libero ed equo accesso alla vaccinazione; richiami vaccinali estesi all’intero arco di vita dell’individuo; aumento di cooperazione e preparazione locale per fermare le pandemie; previsione di forniture e costi all’interno delle politiche dei singoli Stati; impegno di una parte consistente della spesa pubblica nella ricerca e sviluppo di nuovi vaccini nonché aggiornamento di quelli vecchi.

IL PIANO VACCINALE DELL’ITALIA

In Italia recentemente il Ministero della Salute ha approvato e inviato alle Regioni il nuovo Piano nazionale prevenzione vaccinale (Pnpv) 2023-2025. Il testo illustra i magnifici benefici della vaccinazione, ne ricorda il valore umano, etico e sociale. Su questo tipo di risvolto filosofico si era espresso anche il Comitato nazionale di bioetica: il 24 aprile 2015 aveva guardato con orrore all’aumento dei casi di morbillo in Italia (circa 1.600 nel solo 2014), definendo la diminuzione della copertura vaccinale un dato allarmante per i singoli e per l’intera collettività.

Nel Pnpv 2023-2025 si menzionano inoltre i destinatari della campagna e i passi ritenuti essenziali per arrivare al numero di inoculati desiderato: tra questi, l’Anagrafe vaccinale nazionale. Gli impiegati nel settore sanitario e scolastico sono tenuti a rispettare l’obbligo. Coloro che non vorranno sottoporvisi, si legge, saranno schedati per “omessa vaccinazione” e monitorati. Qualora poi le condizioni epidemiologiche dovessero peggiorare, le Regioni dovranno essere pronte a legiferare in via emergenziale, per ripristinare i livelli auspicati di vaccinazione.

TORNA LA POLITICA ZERO VIRUS

Tra gli altri obiettivi, ritorna la politica sanitaria che abbiamo conosciuto come zero Covid. Si punta allo status di polio, morbillo e rosolia free. Inoltre si vuole incrementare la distribuzione di dosi anti Hpv, il papilloma virus umano.

Tale prodotto, noto come Gardasil, è stato immesso in commercio negli Stati Uniti nel 2006. Da allora molti effetti collaterali gravi segnalati, tra cui paralisi e dolore diffuso. A proposito uscì anche il documentario del 2011 The greater good, che raccontava, proprio come Invisibili, le storie di giovani che avevano “ceduto il loro corpo alla scienza”. Il docu-film, voluto e supportato dal dottor Joseph Mercola, racconta storie di atleti e gente comune gravemente danneggiati da Gardasil. Adesso, tuttavia, una nuova legge rende il vaccino per il papilloma virus obbligatorio in California per tutti coloro che si iscrivono al terzo anno di scuola media. Abbiamo già conosciuto la California, uno Stato che ha avuto in Usa lo stesso triste destino italiano di apripista negli obblighi vaccinali infantili.

Nonostante dunque si sappia, dopo le esperienze fallimentari con il Covid, che la politica zero-virus e inattuabile e pure dannosa, il nuovo piano vaccinale vorrebbe riproporla ed estenderla. E non solo. Vorrebbe anche riproporre vaccini cui gli italiani hanno già risposto negativamente: il vaccino per il papilloma virus, infatti, dopo una iniziale risposta positiva, ha visto un calo drastico nel numero delle adesioni. Il fatto è che dopo la pandemia molti hanno perso fiducia nel sistema sanitario. E sempre meno si fideranno di trattamenti, specie se imposti dal governo.


LAVORATORI DI NUOVO SOSPESI?

Dopo un flebile segnale positivo, ovvero quello di interrompere anzitempo l’obbligo vaccinale per le categorie sanitaria e scolastica, il governo Meloni pare non fare altro che recepire gli ordini dell’Oms. Cosa ci aspetta dunque? Torneranno altri obblighi e ci saranno di nuovo sospensioni? Ad oggi il Green pass è stato solo messo in naftalina, perché non si è mai provveduto a darne cancellazione in maniera ufficiale. Per contro l’Oms sta assumendo poteri un tempo inimmaginabili, per cui vite e libertà individuali potrebbero essere gestite da burocrati transnazionali.

Gavi, l’ormai nota organizzazione di Bill Gates, ha partecipato alla stesura della bozza di trattato dell’Oms. Secondo l’ex direttore di Microsoft, i vaccini aiuterebbero a combattere l’annosa questione della resistenza agli antibiotici. I soggetti vaccinati infatti non dovrebbero aver bisogno di antimicrobici per sconfiggere le malattie contro le quali sono vaccinati. Bill Gates dovrebbe però specificare che si parla eventualmente di sovra infezioni batteriche conseguenti ad una cattiva risposta immunitaria al virus. Se proprio di salute vogliamo parlare, forse sarebbe il caso di riflettere sull’utilizzo improprio e massiccio fatto degli antibiotici. Inoltre il fatto, per nulla trascurabile, che la resistenza possa provenire anche dall’esposizione costante agli antimicrobici attraverso la carne degli allevamenti intensivi.


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